Perché una cosa così intima e personale come il corpo di una donna deve essere soggetto a norme scritte e pregiudizi che ne limitano la libertà? Dal modo di vestire, alla tassazione sugli assorbenti, alla discussione sull’aborto, sono molteplici gli aspetti della vita di una donna soggetti al volere e al pensiero altrui.

Quella legata all’abbigliamento è una storia vecchia quanto il mondo. Da sempre il modo di vestire delle donne è stato soggetto al giudizio altrui e alle imposizioni sociali. Ancora oggi l’abbigliamento viene imputato come causa scatenante di violenza e molestie sulle donne: quante volte si sente pronunciare la famosa frase “Ma se l’è cercata vestita in quel modo”.

L’oggettificazione del corpo femminile è ormai una tradizione antica in Italia come nel resto del mondo e le donne sono ancora oggi viste come oggetto di desiderio e giudicate in base al loro aspetto e al loro abbigliamento. Il perenne fardello del giudizio sociale sulla donna ha pesanti conseguenze sulla vita della stessa, generando vergogna, pudore, abbassamento dell’autostima e paura della gogna sociale, limitandone quindi la serenità e la libertà all’interno della società.

La tampon tax


Un secondo fattore da analizzare quando si parla di regolamentazione del corpo della donna è quello della tampon tax. Tema al centro del dibattito da alcuni anni a questa parte, la tampon tax consiste nell’imposta sul valore aggiunto (iva) applicata su assorbenti, tamponi e coppette mestruali, che in questo momento in Italia corrisponde al 22%, percentuale applicata solitamente ai beni di lusso.

Assorbenti, tamponi e altri prodotti igienici femminili non sono dunque considerati beni di prima necessità, nonostante il ciclo mestruale sia un fenomeno fisiologico e indipendente dalla volontà di ogni donna. Questo ha causato il fenomeno della cosiddetta period poverty, che fa riferimento alla condizione delle donne che vivono in povertà e non hanno la possibilità economica per accedere a dispositivi sanitari come assorbenti o tamponi, costrette quindi ad condizione di disagio e di antigienicità per tutto il periodo del ciclo mestruale.
Dal punto di vista della tampon tax l’Italia si trova ancora molto indietro, mentre nel resto d’Europa e del mondo sono stati compiuti significativi passi avanti. In alcuni paesi, come Francia e Regno Unito la tampon tax è stata abbassata fino al 5%, mentre in altri come Irlanda e Canada la tassa è stata completamente abolita.

Il diritto di scegliere cosa fare con il proprio corpo


Infine, è necessario parlare del tema dell’aborto, diritto fondamentale delle donne, ma che da sempre ha provocato grandi dibattiti e divisioni.

L’aborto è stato legalizzato in Italia con la legge n. 194 del 1978 e già da ciò si evince come un tema così personale e legato all’intimità della donna sia invece un fenomeno che ha necessitato di regolamentazione da parte dello Stato. Indubbiamente la necessità di questa legge discende dalla tradizione religiosa cristiano-cattolica propria dell’Italia e ciò spiega anche le divisioni di opinione che ci sono ancora oggi a riguardo. Il punto fondamentale è però il seguente: le opinioni personali in merito possono essere le più disparate, ma ciò è giusto finché non va ad intaccare la libertà dell’altro, in questo specifico caso la libertà della donna di scegliere per sé stessa e per il proprio corpo. È essenziale dunque sottolineare come la legge sull’aborto non favorisca un orientamento pro aborto, ma pro choiche, che vuole quindi dare la possibilità di scelta ad ogni donna, secondo il proprio giudizio e la propria specifica situazione.

Purtroppo oggi non tutti i paesi sono a tal punto, come si evince ad esempio dalle proteste che stanno scoppiando in Polonia in seguito a una nuova legge varata dal Governo che rende ancora più difficile scegliere di avere questa opzione. Allo stesso modo però queste proteste dimostrano come le donne del ventunesimo siano stanche di sottoporre il proprio corpo alla regolamentazione dello Stato o al pregiudizio sociale e stiano invece ogni giorno continuando a combattere per i propri diritti.

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