Donna nera o donna bianca: c’è davvero bisogno di chiederlo?
Questa è la domanda che si sono posti moltissimi studiosi e che ha riscosso molte critiche da parte della gente comune sul caso Amanda Gorman, la giovane poetessa afroamericana che ha recitato la sua poesia “The Hill we climb” alla cerimonia di insediamento di Joe Biden, diventando così famosa in tutto il mondo.
La scelta della traduttrice della poesia, scritta in inglese, è diventata tema di un dibattito molto discusso. La prima scelta inizialmente fu Marieke Lucas Rijneveld, giovane ed importante traduttrice di libri di narrativa riconosciuta dall’editoria angloamericana. Qual è stato il problema di Marieke? Il suo colore della pelle: “è troppo bianca per potere tradurre le parole di una donna che non le somiglia“. Amanda Gorman era d’accordo con la scelta della casa editrice olandese Meulenhoff, ma non era opinione comune in tutta l’Olanda.
La pelle bianca di Marieke: per molti ancora un problema
Marieke Lucas Rijneveld è la persona più giovane ad avere ricevuto l’International Booker Prize, dunque sul suo talento non dovrebbero esserci dubbi, eppure ne sono nati molti attorno il caso Amanda Gorman.
La pelle bianca di Marieke non compromette certamente le sue capacità, ma di questo la società non ne è ancora certa. La poesia che la giovane olandese dovrebbe tradurre, per di più , parla proprio dei problemi legati al razzismo e alle discriminazioni subite, promuove l’immagine di una nazione unita, che sia capace di conciliare le differenze culturali in nome del rispetto e dell’amore.
L’oggetto del dibattito diventa dunque la sua stessa soluzione: non ci sono differenze e non dovrebbero esserci incertezze a riguardo. La vicenda ha fatto scalpore in tutto il mondo, in particolar modo in quello femminile, poiché le traduttrici citate e chiamate in campo dalle case editrici dei singoli paesi sono tutte donne.
Il dibattito in Italia sul caso Amanda Gorman
In Italia la storica casa editrice Garzanti ha affidato la traduzione ad una donna: Francesca Spinelli, la quale ha reso pubbliche le sue opinioni. La Spinelli ha seguito il dibattito solo dopo aver finito il suo incarico. Le sue riflessioni si sono concentrate maggiormente sulla professione che lei stessa esercita, ma lei, come tutte le professioniste scese in campo, non hanno giustificato le critiche nate attorno il caso Amanda Gorman. In particoare quelle sulla nomina di Marieke, la quale aveva comunque deciso di rinunciare all’incarico, non per dimostrare la ragione di chi ha cominciato la polemica, ma semplicemente perchè il suo lavoro non è fatto di questo.
L’azione di Marieke non è un gesto di rinuncia, ma un atto di solidarietà verso le professioniste che si sono sentite escluse nella scelta, in particolar modo le giovani traduttrici afroamericane, che avrebbero potuto far sentire la loro voce.
Questo diventa un esempio di solidarietà femminile e comprensione nei confronti del prossimo, sentimento che non tutta la società ha provato nei suoi confronti. Il caso Amanda Gorman e le opinioni intorno ad esso possono farci riflettere su quanto il mondo sia ancora indietro!