Da sempre sociologi e psicologi hanno dibattuto sul quali siano i luoghi nei quali affondano le radici della personalità e della formazione degli esseri umani. Dove si costruisce un sistema valoriale? Certamente determinanti sono l’etnia, appartenenza di classe, il ceto sociale, così come il credo religioso e le condizioni materiali di esistenza. Ma indiscutibile, sebbene non quantificabile, è l’influenza esercitata dalla famiglia, in particolare nella determinazione delle differenze di genere. Il padre e la madre costituiscono il primo modello di uomo e di donna ed il primo modello di relazione tra i sessi.
La famiglia patriarcale tendeva a perpetuare un modello di tipo monarchico, dove il padre aveva una funzione direttiva, mentre le madri ricoprivano la funzione accuditiva, e quella di vestali dei valori consolidati. I valori, infatti, venivano preservati dalle mamme in maniera discreta, ma centrale. Vito Corleone, il boss mafioso del Padrino di Francis Ford Coppola, quando era di fronte a decisioni complesse riandava con la mente agli insegnamenti della madre. E non è un caso che i padri Gesuiti, quando intraprendono un progetto di formazione scolastica e professionale per i ragazzi nei paesi sottosviluppati, svolgano il primo intervento sulle mamme che, se motivate, sono un fattore strategico di promozione sociale molto forte.
Il ruolo della famiglia nella società moderna
Oggi nei paesi occidentali la famiglia patriarcale (per fortuna) sembra essere sparita. La società è diventata più fluida ed i ruoli familiari sono meno distanti di una volta. Le donne sono più impegnate in lavori fuori casa e di conseguenza i padri sono più presenti di una volta ed hanno anch’essi un ruolo educativo. Nonostante questa maggiore intercambiabiltà dei ruoli, ancora oggi le statistiche ci dicono che la gran parte delle attività domestiche vengono svolte dalle madri, per cui un nuovo modello basato su relazioni paritetiche non si è ancora pienamente affermato.
Nonostante tutto ancora dominano nelle famiglie gli stereotipi educativi: le bambine non devono essere troppo vivaci, cosa ammessa ed incoraggiata nei maschietti, ma praticare le buone maniere. Così come la bellezza e la cura sono un valore trasmesso alle bambine, che non sono incoraggiate ad avere uno spirito avventuroso, attivo, intraprendente ed esplorativo, Questi valori vengono incoraggiati nei ragazzi, che al contrario devono coltivare meno la gentilezza ed il buon gusto. L’emotività è una altra caratteristica che viene tramandata come tipica del sesso femminile e condannata al contrario tra gli uomini, col rischio che vengano etichettati come “poco maschi”.
È chiaro che l’imprinting delle famiglie, se questo è lo stato dell’arte, è un marchio da cui è difficile affrancarsi ed ha un esito anche sulle scelte formative e lavorative. Molte meno donne in Italia si iscrivono ad istituti tecnici, mentre gli Istituti magistrali sono in gran parte popolati da ragazze. Le università di stampo umanistico vedono prevalere donne, mentre facoltà scientifiche, come quelle di ingegneria, sono per lo più frequentate da maschi. Sembra abbastanza evidente che queste scelte siano in linea con un modello che richiama gli schemi patriarcali. Le funzioni educative ed accuditive alle donne, quelle tecniche e scientifiche agli uomini. I ruoli di leadership e di “front” agli uomini, quelli subordinati e di back office alle donne.
Si assiste così ad una minore presenza delle donne in ruoli politici e pubblici. Sono necessarie le norme sulle quote rosa per riequilibrare ,seppure in misura parziale, lo scarto.
Dunque è necessaria una revisione dei modelli educativi proposti. Correggere il passato per ripensare il futuro. Rinnovare i modelli sedimentatisi nelle famiglie per aprire il futuro delle giovani donne a nuove opportunità a nuovi percorsi che possano includere i vecchi, senza che questi diventino una gabbia. Una maggiore creatività non può che liberare energie e risorse e far del bene alla nostra società.
Sicuramente parte del cambiamento sono e saranno sempre più le nuove generazioni di genitori, maggiormente consapevoli della problematica della disparità di genere e che dunque decidono di crescere in maniera equivalente figli e figlie, senza affibbiargli stereotipi, lasciando la loro personalità crescere e svilupparsi incontaminata dai dettami sociali patriarcali. È da scoprire se ciò basterà ad eliminare pregiudizi e disparità di genere, ma di sicuro costituirà un enorme passo nella giusta direzione.